BOXE, 4 GRANDI CAMPIONI

04.03.2019

Quando si parla della nobile arte i primi nomi che mi vengono in mente sono certamente Primo Carnera, Rocco Francis Marchegiano (Rocky Marciano), Cassius Marcellus Clay Jr. (Muhammad Ali) e Michael Gerard Tyson (Mike Tyson). Con questo breve articolo non starò a raccontare le loro vite (credo che tutti riescano oggi a trovare materiale), ma desidero soltanto portare una mia personale riflessione su cio' che ho imparato ad amare fin da quando ero bambino. Queste quattro leggende dello sport mi sono davvero care perchè mi hanno insegnato che spesso prima di padroneggiare la tecnica, dobbiamo conoscere chi siamo ed il corpo che abbiamo. Primo Carnera ha conosciuto la vita circense, praticato il wrestling e la boxe, e anche se non ha mai avuto una tecnica sopraffina ha cercato di imparare a muovere il suo corpo portentoso (197cm) per essere efficace sia in attacco che in difesa. Grande incassatore, dotato di ottima resistenza, sfruttava quasi sempre la guardia con il sinistro abbassato, utile per sferrare attacchi di potenza veloci ed imprevedibili e per mantenere il controllo di avversari bassi insidiosi. Il destro invece, vicino al volto, funzionale anche in fase di attacco perchè già pronto ad essere scaricato con tutto il peso corporeo. Certo ha imparato da un allenatore importante dell'epoca, ma in realtà ha sempre modificato lo stile per adeguarlo al suo modo di essere. Un gigante gentile.

Rocky Marciano ha avuto anche lui buoni allenatori, ma da sempre ha seguito il suo intuito. Allenare il destro per distruggere qualsiasi avversario. Per fare ciò ha creato un suo metodo di allenamento personalizzato, che prevedeva l'uso di un sacco incredibilmente pesante da colpire fino allo sfinimento. Era convinto che in quel modo avrebbe avuto un'arma segreta. Per lui ha funzionato. Ed in maniera eccezionale. Nei suoi incontri ho sempre notato però un particolare stimolante, la sua posizione molto in avanti, quasi sempre abbassata, che gli permetteva di accorciare le distanze ma soprattutto di essere sempre con i colpi carichi, sia uppercut che ganci. Sempre all'attacco, contro ogni ostacolo, quasi a trasmettere la sua potenza anche solo con il suo avanzare. Anche lui in grado di assorbire molti colpi ma saggiamente, per portarsi poi in una posizione di vantaggio per colpire il bersaglio. Emozionante.
Muhammed Ali è sempre stato magnetico per me. Non tanto per le sue movenze agili, ma soprattutto per la sua guardia. Praticamente sempre a braccia abbassate. Questo tipo di "non guardia" in realtà permette al lottatore di risparmiare energie per non dover sostenere continuamente il peso delle braccia, inoltre disorienta l'avversario che non comprende da dove arrivino i colpi. Un ulteriore vantaggio consiste nel mantenere sempre la muscolatura estremamente rilassata, pronta ad essere contratta velocemente per sferrare colpi micidiali, rapidi e potenti, usando sempre anche il peso di tutto il corpo. Muhammed Ali e' sempre stato agilissimo, ma cio' che gli ha permesso di personalizzare così tanto il suo modo di combattere è stato di certo il suo carattere, il suo carisma, che lo hanno accompagnato fuori e dentro il ring. Mai vittima degli stati d'animo. Spettacolare.
Ed infine Mike Tyson, un combattente che ha saputo mescolare la sua attitudine violenta con una tecnica pugilistica eccezionale. Grande merito va al suo mentore, che l'ha aiutato nei momenti difficili della vita, insegnandogli che poteva diventare un campione fuori dalla strada, canalizzando la violenza e distillandola in movimenti fulminei ed esplosivi. Il suo avanzare costante, bilanciato ma denso di intenzione, mi ha sempre convinto che non perdere mai di vista il target, per nessun motivo al mondo, crea una sinergia potente tra mente e corpo, che si condiziona in funzione dell'obiettivo. Mike Tyson ha sempre compensato la sua poca altezza quindi con un modo di boxare interessante, con la guardia spesso con entrambi i pugni ad altezza bocca. Questa gli ha consentito di sferrare colpi immediati con ambedue le braccia, rendendo difficile la lettura dei suoi movimenti per l'avversario. Non parlo nemmeno poi della sua potenza devastante. In fase di "slancio" in affondo mi è sempre sembrato apparentemente inarrestabile, con una posizione delle gambe che sembra acquisire spinta da terra prima di scatenare i colpi con cui ci ha tutti impressionati. Una forza della natura.
Tutti questi grandi campioni mi hanno fatto molto riflettere, perchè molto spesso ricerchiamo nei tecnicismi, nei gesti atletici qualcosa di ripetibile e che ci permetta di avere una crescita. Giusto, ma senza dimenticare che la nostra personalità è unica...forse dobbiamo ricercare la nostra vera essenza, riflettere sulla nostra vita, su chi siamo e cosa facciamo per poter trovare un equilibrio che ci permetta di usufruire poi di stili e metodi con una nuova visione.


Un abbraccio,

Gianfranco Favotto

LIGNAGGIO GUERRIERO- Blog su arti marziali e sport da combattimento
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